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Dio ha in mano la storia, ha in mano me, ma mi lascia la libertà di concedermi completamente al suo amore o di respingerlo

tratto da Joseph Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 49-51

È già stato tutto scritto?

D. In arabo esiste un 'espressione che tenta di esprimere uno dei grandi misteri di questo mondo: «Maktub». La traduzione suona all’incirca cosi: «Sta scritto». Forse davvero è già stato tutto scritto, la storia del mondo, la storia della mia nascita e della mia morte. Una volta ho sentito in una Messa queste parole: «Beati coloro che sono iscritti nel Signore», cioè nel grande libro della vita. Dio traccia in anticipo il cammino che ogni uomo deve percorrere cosi che ognuno deve solo riconoscere e accettare ciò che gli è stato destinato?
R. Credo, per quanto non sia uno specialista della fede islamica, che su questo punto ci sia un contrasto reale o almeno una differenza tra l’Islam e la fede cristiana. L’Islam parte da una rigida concezione della predestinazione; ciò che avviene è predeterminato e io vivo in una rete che limita fortemente i miei movimenti. La fede cristiana, al contrario, mette in conto il fattore libertà. Questo significa che Dio da un lato abbraccia tutto. Sa tutto. Guida il corso della storia. E tuttavia ha predisposto le cose in modo tale che la libertà vi trovi il suo posto. In modo tale che io possa per così dire prendere le distanze dal progetto che Dio ha per me. [49]

D. Può spiegarsi meglio?
È molto misterioso e complicato. Anche nel cristianesimo è sempre stata viva la cosiddetta dottrina della predestinazione. Secondo questa dottrina è prestabilito, predeterminato da sempre chi si salverà e chi sarà dannato. La fede della Chiesa ha sempre respinto questa dottrina. Perché la concezione secondo cui il singolo non può mutare nulla nel suo destino – che sia destinato all’inferno o alla salvezza – è estranea alla fede.

Dio ha creato una libertà effettiva e ci permette anche di scompaginare i suoi piani (per quanto lo faccia in modo tale che dal disordine scaturisca qualcosa di nuovo). La storia lo dimostra. È dapprima il peccato di Adamo a sovvertire il progetto di Dio. E Dio risponde mostrandosi ancora più forte, facendoci dono di se stesso in Cristo.

Questo è per così dire l’esempio supremo. Ma di esempi minori ce ne sono molti. Prendiamo il popolo di Israele. Doveva costituire una teocrazia, un ordine statuale in cui fosse assente la figura di un sovrano umano e il potere fosse affidato a giudici che applicavano il diritto divino. Ma gli Israeliti volevano un loro re. Volevano essere come gli altri popoli. E sovvertono il piano. Dio cede. Dà loro Saul, poi Davide e a partire da questa tappa ridisegna il successivo cammino che porterà a Cristo, al re che ribalterà ogni regno morendo in croce.

Le Scritture ci forniscono qui dei modelli da cui traspare come Dio da un lato accetti pienamente la libertà e dall'altro sia tanto più grande e capace di trasformare il rifiuto, la distruzione in un nuovo inizio, che superi in qualche modo quello precedente e si dimostri migliore e ancora più grande. I più insigni filosofi e teologi si sono rotti la testa cercando di capire come sia possibile che Dio sappia tutto e che tuttavia siano possibili altri progetti che non siano i suoi. Qui si esaurisce la nostra capacità di comprensione perché noi non siamo Dio e il nostro orizzonte è, in ultima analisi, straordinariamente limitato.


Ma penso che possiamo comprendere qualcosa di più immediato: Dio ha in mano la storia, ha in mano me, ma mi la[50]scia la libertà di concedermi completamente al suo amore o di respingerlo. Da questo punto di vista Dio non ha congelato il mio codice rendendolo immutabile, ma vi ha impresso quelle variabili che chiamiamo libertà.

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