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Quali sono "le strutture dell'essere-cristiano"?

Tratto da Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico. Con un nuovo saggio introduttivo, Queriniana, Brescia 200715, Excursus - Strutture dell'essere-cristiano, pp. 234-235


Excursus
Le strutture dell’essere-cristiano

Prima di accingerci a esaminare le singole affermazioni cristologiche della professione di fede, che derivano dal confessare Gesù come il Cristo, sarà bene sostare ancora qualche istante.
Soffermandosi sui problemi singoli, si finisce troppo facilmente per perdere di vista l’insieme; proprio oggi constatiamo quanto necessario ci sia questo sguardo d’insieme, soprattutto quando si tenta d’intavolare il dialogo con i non credenti. Di fronte alla situazione della teologia odierna si può avere talora l’impressione che essa sia tanto felice e appagata dei suoi progressi ecumenici – degni peraltro del massimo encomio – da considerarsi ormai in grado di rimuovere vecchi cippi di confine (per poi ovviamente ripiantarli per lo più in altri posti), finendo per non prestar sufficiente attenzione ai problemi immediati degli uomini d’oggi, che spesso hanno ben poco a che fare con le tradizionali questioni controverse delle varie confessioni.
Chi è capace di dire a uno che lo chiede, in modo comprensibile ma conciso, che cosa propriamente significhi “essere cristiani”? Chi sa spiegare a un altro, in maniera comprensibile, perché egli crede, indicando quale sia la direzione chiara, il centro della decisione della fede?


Da quando, però, in tempi recenti si è incominciato ad affrontare su vasta scala tali problemi, si finisce non di rado per stemperare l’essere-cristiano in affermazioni generiche grade[234]voli, che lusingano sì gli orecchi dei contemporanei (cfr. 2 Tm 4,3), ma li privano di quel solido alimento della fede, cui essi hanno diritto. La teologia non assolve al proprio compito quando si limita a compiacersi di se stessa e della propria erudizione; e tradisce ancor più profondamente la sua missione quando inventa «dottrine a suo capriccio» (2 Tm 4,3), dando in pasto agli uomini pietre invece di pane: le sue chiacchiere invece della parola di Dio. Il compito che a essa si pone –navigando fra Scilla e Cariddi – è incommensurabilmente vasto. Ciononostante, o meglio appunto per questo, tenteremo di proporre qualche riflessione in questa direzione, sintetizzando in poche affermazioni, facilmente comprensibili, la forma fondamentale dell’essere-cristiano.
Se i risultati in tal modo raggiunti rimarranno sino a un certo segno insoddisfacenti, avranno però forse il vantaggio di stimolare altri ad approfondire le indagini, contribuendo così a proseguire il cammino. [nota 35]


5. Definitività e speranza
6. Il primato del ricevere e la positività cristiana
7. Sintesi: l’«essenza del cristianesimo»





[nota 35] Nelle pagine seguenti, mi riallaccio ampiamente alle idee da me esposte tempo fa nell’opuscolo Tempo di Avvento, Queriniana, Brescia 2005, cercando peraltro d’inquadrare sistematicamente quanto in esso avevo detto, e inserendolo così nel più ampio contesto delle riflessioni fatte nel presente libro [235].

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